Dopo anni di rendimenti obbligazionari compressi, il forte aumento dei tassi monetari ha riportato l’interesse degli investitori per il
“fattore tasso”, con gli italiani che ritornano a “fissare rendimenti”, comprando titoli di Stato a media/lunga scadenza:
i buoni del tesoro poliennali (BTP).
Lunedì
2 Ottobre 2023 è partita la seconda emissione del
BTP Valore, che si è conclusa venerdì 6 Ottobre. Il titolo avrà una durata di
5 anni e
cedole trimestrali, e prevede un
premio fedeltà dello 0,5% destinato a chi l’ha acquistato nella settimana di emissione.
Il Ministero dell’Economia e Finanze ha comunicato che la serie di tassi cedolari minimi garantiti del BTP Valore saranno:
- 4,10% per il 1°, 2° e 3° anno;
- 4,50% per il 4° e 5° anno.
Il collocamento si è concluso con un discreto successo (oltre 17 miliardi di Euro), complice una grande tradizione dei risparmiatori italiani negli investimenti “domestici”.
Ma la domanda che molti si stanno facendo e che sto ricevendo è:
Conviene investire in BTP (in genere e in questo BTP Valore in particolare)?
La risposta non può essere secca, perché la scelta di investire in uno strumento specifico piuttosto che in un altro è più complessa, e soprattutto dipende dalla situazione e dalle esigenze di ciascun risparmiatore.
Dipende prima di tutto dagli obiettivi in termini di tempo che ognuno ha, dalla propensione al rischio, da come sono gestite le altre riserve economiche ecc..
Ma il titolo di questo articolo è chiaro, e perciò proverò a rispettarlo facendo una breve analisi:
INFLAZIONE
In primis, gli ultimi titoli di stato stanno offrendo
“rendimenti attesi nominali” attualmente molto interessanti, sebbene al di sotto al tasso di inflazione attuale (inflazione italiana al 5,5% anno su anno ad agosto 2023- dati HICP indice nazionale dei prezzi al consumo armonizzato).
E quello di proteggere i propri risparmi dalla silenziosa
erosione del potere d’acquisto dovrebbe essere l’obiettivo base di ciascun investitore:
per contrastare più efficacemente l’inflazione il consiglio è quindi di aumentare la pianificazione finanziaria, con allocazioni bilanciate ed azionarie più orientate alla ricerca di extra rendimenti
nel medio/lungo periodo.
Ma mettiamo anche che un risparmiatore abbia una somma di denaro ferma da parte, e un
orizzonte temporale breve (sotto i 5 anni) prima che gli servano, e decida quindi di investirli in uno strumento “sicuro e certo” come il BTP Valore, perché non lo consiglierei?
La risposta in questo caso può essere breve e diretta:
assenza di diversificazione e quindi il
“Rischio Paese”.
COS’ E’ LA DIVERSIFICAZIONE
La diversificazione è una delle regole d’oro negli investimenti, forse la più importante, che ci permette di mitigare e ridurre in maniera importante il rischio, evitando di essere esposti solo a uno o pochi emittenti (in questo caso lo Stato italiano).
Facciamo un esempio concreto: decidiamo di usare tutti i nostri risparmi per comprare le azioni di una singola azienda o un singolo stato. Se quell’azienda fallisce, abbiamo perso il 100% del nostro capitale. Se invece scegliamo di diversificare, comprando le azioni di dieci aziende, con la bancarotta di una avremo perso solo il 10% del capitale. Per questo investire su più risorse è generalmente considerata una buona strategia per ridurre il rischio “specifico” di perdite.
E se parliamo di titoli di Stato italiani, bisogna riflettere sul nostro
“Rischio Paese”:
Quando parliamo di
Rischio Paese non dobbiamo limitarci al solo pensiero di “cosa accadrebbe sui miei investimenti se” ma dobbiamo ampliare la veduti
a tutti i fattori della nostra vita che possono essere sensibili e coinvolti da un “possibile rischio del paese” in cui uno vive, lavora ed “investe” la propria vita personale e familiare.
THE FIVE FINGERS, le cinque dita della mano a cui dobbiamo prestare attenzione sono: